A Milano 2.500 quadri e dirigenti della Federazione aderente a Confcommercio hanno chiesto con forza di cancellare le disposizioni introdotte con la proroga dell’applicazione della direttiva Bolkestein al 31 dicembre 2020.
“Ambulanti e Bolkestein: dalla legge di bilancio un drammatico passo indietro al quale porre subito rimedio. Si sono ritrovati a Milano , provenienti da ogni parte d’Italia 2.500 quadri e dirigenti di Fiva Confcommercio per chiedere con forza la cancellazione delle disposizioni introdotte con la proroga dell’applicazione della direttiva Bolkestein al 31 dicembre 2020.
L’ambulantato esprime in Italia 190mila imprese e oltre 430mila addetti. Fiva Confcommercio ha proclamato lo stato d’agitazione”. Lo spiega una nota della stessa Fiva. Per Giacomo Errico, presidente Fiva Confcommercio e Apeca (Confcommercio Milano), “anziché mettere un punto definitivo sulla gestione della cosiddetta Bolkestein attuando i bandi e pensando all’interesse delle imprese che operano nei mercati, si è deciso di tornare indietro di quarant’anni quando, per fare l’ambulante, occorreva il visto di Pubblica sicurezza.
Pensare alle imprese significa avere a conto l’interesse di oltre 20 milioni di consumatori che i mercati li frequentano: soltanto a Milano, dove complessivamente operano più di 9mila imprese ambulanti, sono in 300mila a scegliere la spesa nei 93 mercati settimanali.
Lo ‘scellerato’ comma 1181 approvato con la legge di bilancio – spiega Errico – stravolge le certezze dei requisiti di professionalità stabiliti nella Conferenza Stato-Regioni e in leggi regionali come quella approvata da Regione Lombardia”. “Insomma – afferma Errico – si è deciso, fatto gravissimo, di limitare la libertà d’impresa e di non tenere conto, nel rispetto delle regole europee, di chi è in regola nei mercati ambulanti e opera da anni. Sono a rischio 190mila imprese, 22mila solo in Lombardia, e migliaia di posti di lavoro. A queste imprese bisogna ridare certezze”.
In sintesi la questione è questa: nel 2010 l’Italia ha recepito la cosiddetta direttiva Bolkestein che ha l’obiettivo di favorire la libera circolazione dei servizi e l’abbattimento delle barrire tra i vari Paesi. Per quando riguarda gli ambulanti, l’Europa prevede che siano messe a bando le concessioni in scadenza, che invece prima venivano rinnovate automaticamente.
Per mettere una pezza ad una regolamentazione che rischiava di incrinare un settore fatto di 190mila imprese in Italia, di cui 22mila in Lombardia e 9mila a Milano, il nostro governo negli anni ha organizzato alcuni escamotage: prima, nel 2012, dando la competenza della materia alle Regioni; poi, siamo allo scorso dicembre, prorogando l’applicazione della direttiva al 31 dicembre 2020, introducendo però una serie di norme e cavilli che, a detta degli ambulanti, li penalizzano.
Molti di loro, fra due anni, rischiano, così dicono, di non poter più lavorare. Ed è proprio contro le ultime disposizioni, contenute nel comma 1181 dell’ultima Legge di bilancio, che i commercianti insorgono. Alcune Regioni e alcune province della Lombardia, come Bergamo e Brescia, sono riuscite a mettere in campo i bandi prima delle nuove disposizioni del governo.
Milano, però è rimasta impantanata: «Non è colpa del sindaco Sala — spiega Errico — che già aveva predisposto la gara, ma del governo che ha sconvolto tutto».
L’assessora al Commercio Cristina Tajani aggiunge: «Si era iniziato un percorso che prevedeva il recupero delle morosità, ma l’emendamento del governo ha rimandato tutto di due anni e ha pure inserito nuovi criteri». Un pasticcio, insomma, che non va giù a nessuno: “Dobbiamo uscire dalla Bolkestein e basta», taglia corto Enzo Valente che arriva da Bisceglie. Mentre Andrea Businaro, che ha una bancarella di frutta al mercato di piazza delle Erbe a Padova, si scaglia contro gli abusivi. E Gaetana, 57 anni, ha un banchetto di abbigliamento in diversi mercati milanesi, come quello di viale Papiniano, ed è preoccupata: «Abbiamo conquistato la concessione con il lavoro di una vita, non è giusto che in un colpo solo svanisca tutto”.